“Non soltanto magistrati, politici e affaristi, bensì pure giudici di corti sovranazionali […], maître à penser, accademici, gestori dei circuiti dell’informazione, con l’obiettivo di cambiare non tanto la società, quanto l’uomo”: è il Sistema che aveva individuato il giudice Rosario Livatino, prima di essere massacrato a 38 anni.
Lo racconta il libro “Un giudice come Dio comanda”, presentato alla Chiesa del Buon Pastore del parroco don Michele Della Ventura da uno dei coautori, il procuratore della Repubblica di Avellino, Domenico Airoma. Con lui, la dirigente del liceo Manzoni, Adele Vairo.
Airoma lo ha scritto con Alfredo Mantovano, consigliere della Suprema Corte di Cassazione (oggi al fianco di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi con la delega per la Sicurezza) e Mauro Ronco, professore emerito di diritto penale. Tutti e tre sono nel Centro Studi intitolato al giudice ucciso la mattina del 21 settembre 1990 sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre, alla guida della propria auto, si recava in Tribunale.
S.T.D.: all’inizio non decifrate, poi identificate come le iniziali dell’espressione ‘sub tutela Dei’, quelle lettere rinvenute dopo la morte su alcuni suoi atti, segnano l’affidamento a Dio di tutto ciò che per Rosario Livatino ha senso, dalla vita familiare al lavoro, dalle preoccupazioni per l’incolumità propria e altrui alle speranze di matrimonio, fino alle incombenze di studio. Per questo le si incontra spesso nelle pagine delle sue agende.
Monsignor Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale, scrive a proposito di esse: “gli inquirenti all’inizio si inquietano e pensano a un messaggio cifrato per indicare il nome di chi lo perseguitava. In realtà quella sigla, presente già nella sua tesi di laurea in giurisprudenza, si trova in tutte le sue agende (…). E ricorda – come ha spiegato il professore Giovanni Tranchina, che di Livatino fu docente universitario – ‘le invocazioni con le quali, in età medievale, si impetrava la divina assistenza nell’adempimento di certi uffici pubblici’”.
“Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”, ha detto di lui Papa Francesco nel discorso “Ai Membri del Centro Studi Rosario Livatino” tenuto nella Sala Clementina il 29 novembre 2019.